Progetto Fotografico sulla Violenza Contro le Donne e femminicidio.

Il progetto fotografico prende vita dall’incipit poetico di Fernanda Scillitani:

“Mi sono tolta la pelle credendo di spogliarmi
ho trovato cicatrici con abiti lussuosi.”

Queste parole introducono un percorso visivo e concettuale che esplora il dolore, la memoria e la violenza silenziosa ma quotidiana contro le donne.
Il Muro delle Bambole di Milano diventa il palcoscenico di una riflessione intensa. Le bambole, nel loro progressivo degrado – colori sbiaditi, sporco depositato, tracce del tempo – diventano metafore della violenza invisibile che persiste nella società. Ogni imperfezione, ogni macchia, racconta storie di ferite che non si rimarginano e di cicatrici che la vita sociale spesso ignora.

Il progetto si confronta con il femminicidio e con la memoria delle vittime, trasformando il gesto fotografico in un atto di testimonianza.
La ripresa non è mera documentazione: è interpretazione poetica e denuncia. L’osservatore è invitato a confrontarsi con la bellezza deformata della bambola, simbolo della fragilità violata, e con l’assenza che lascia il dolore non riconosciuto.

In questo senso, l’arte diventa strumento di memoria attiva: non solo testimonia un lutto collettivo, ma lo trasforma in visione, in sensibilizzazione, in riflessione sulla necessità di un cambiamento sociale.
Il progetto fonde linguaggio poetico e visivo, creando un dialogo potente tra parola e immagine, tra la pelle tolta dalla poetessa e le bambole sbiadite che testimoniano, senza voce, la violenza subita.

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